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Fino al 23 agosto l'originale rassegna aperta nella sala a piano terra del castello di Fontanellato
Ventuno pittori fanno alchimia
A cura dell'associazione Art'Emilia un'interpretazione moderna dell'antica ricerca
E’una mostra originale e interessante, questa «Al-Qimíã» (Alchimìa) che l’associazione culturale Art’Emilia ha organizzato (con il patrocinio del Comune) nella sala a piano terra della Rocca Sanvitale di Fontanellato (resterà aperta al pubblico fino al 23 agosto). Si tratta sicuramente di un tema insolito, che tratta di una forma di scienza-superstizione, di sapienti e ciarlatani, ormai sepolti nell’oblio da centinaia di anni. Ma l’alchimìa è stata popolare e di gran moda in Egitto come in India e in Cina, dal Medio Evo al Rinascimento, se è vero che ha affascinato gente come Bacone, Paracelso e il nostro Parmigianino (che - tra l’altro - a Fontanellato è quasi di casa). Ma la ricerca della mitica pietra filosofale (per trasformare i metalli poveri in preziosi) va ben oltre il lavoro artigianale di tante mani: sembra - più che altro - l’eterna ricerca della felicità, di quell’ingrediente misterioso che tutti vorrebbero mescolare nel cocktail della vita. In questa mostra stuzzicante ci hanno provato in 21, con la pittura, la materia, il disegno e la fotografia. Claudio Barabaschi usa rilievi incisivi che sovrappone all’olio delle sue «Sette lune»; Gaetano Barbone - già alchimista di lunga data - scrive una formula misteriosa, sperando sia quella giusta; Artemisia Bolsi sceglie ingredienti floreali per i suoi elisir di lunga vita; Noemi Bolzi mescola lettere e materia con effetti suggestivi; Paolo Bottioni si affida a una scacchiera di colori che dovrebbero formare l’oro; Mariangela Canforini offre una versione orientale del ricercatore del magico elisir; Giordana Capurro raccoglie le sue piccole ceramiche rimaste a testimoniare l’attività di un lontano laboratorio; Claudio Cesari percorre il nuovo filone astratto in rilievo che da qualche tempo lo affascina; Mariuccia Magistroni, tecnicamente molto abile, reputa l’alchimia contemporanea un bel cocktail alcolico; Tiziano Marcheselli, che ha letto Paracelso, disegna un’immagine famosa del «Demone della filosofia alchemica - 1589»; Giovanni Mori si affida alla fotografia per comporre un «Percorso apotropaico». Ancora, Cinzia Morini ha scoperto la pietra filosofale e adesso tutti i suoi quadri diventano dorati; Maria Gabriella Paini racconta di un grande artista avvolto dale fiamme dell’oro; Marco Pelosi compone geometrie alla Mondrian attraverso sfumature del bianco; Gian Reverberi, ormai convertito alla fotografia (peccato, perché era un ottimo scultore in legno), pone una sfera tra occhi e mani misteriose; Enzo Riccò vede l’alchimia come pensiero universale; Giovanna Scapinelli dipinge una delle proprie figure inquietanti con la variante di una salamandra sulla mano; Rino Sgavetta sovrappone al dipinto classicheggiante un lungo e tortuoso legno levigato, come a significare passato e presente; Giovanna Maria Simone rievoca la maga Circe che trasformava gli amici di Ulisse in maiali; Vincenzo Vernizzi allinea brocche e alambicchi sotto lo sguardo ardente di un alchimista; Massimo Violi conclude la fascinosa mostra con una figura astratto-materica.
Rino Tamani
Gazzetta di Parma (pag. Arte), 11 agosto 2009